Ep. 32 - Tra Mille Anni Mille Anni Fa

Ogni mese un articolo per trattare da vicino proprio quelle questioni che riguardano i ragazzi, ma che sono così difficili da esprimere a parole, quelle questioni che sembrano impossibili da spiegare.

La rubrica ALL YOU NEED IS FREUD nasce dal desiderio di parlare di psicologia ai giovani fruitori, attraverso l'analisi di serie tv, film e canzoni contemporanee.

 

Il leader degli Afterhours ha appena pubblicato un disco solista, disco in cui l’amore fa da padrone. Il brano “Tra mille anni mille anni fa” racconta di una passione che non finisce, non finisce mai. Gli amori, quelli che fanno male, quelli che spezzano lo stomaco e ci rendono insonni, possono concludersi definitivamente? Nel momento della chiusura di una relazione qualcuno vince e qualcuno perde? Si cerca nei futuri partner quella specifica caratteristica, quello specifico difetto, quel particolare che erano presenti nel partner che ora non è più presente? Quanto influenza le nostre azioni il fatto che non abbiamo più qualcuno da amare?

 

La perdita

A sentire Manuel Agnelli il vero amore ritorna, forse mai se ne va, anche tra mille anni. Una strofa recita un mantra che ricorre in tantissime sedute di pazienti ascoltati dal lettino dello psicoanalista: “Perché sei inevitabile, Adesso che qui non ci sei più”. Nel momento del lutto (inteso come perdita) l’oggetto d’amore è appunto “inevitabile”, non si riesce, cioè, di farne a meno. Se abbiamo desiderato una persona, una sola e quella soltanto, a che compromessi siamo disposti a scendere per stare con qualcun altro? È l’amore un processo di esclusività?

 

Idealizzazione

La canzone sostiene che un “pezzo” dell’amato si può comunque ritrovare in future relazioni, anche se, inevitabilmente, tendiamo a idealizzare chi ameremo, anche per non accettare che non abbiamo potuto avere ciò che realmente desideravamo, “Mi troverai in ogni vita che vivrai, Io volevo solo te, lo sai, Io ho voluto solo te così”. Nella chiusura di una relazione non ci sono né vincitori, né vinti, le relazioni non sono guerre, le relazioni iniziano e, come sono iniziate, finiscono. Investire un nuovo altro di un nuovo sentimento ci difende dall’angoscia della mancanza dell’amore considerato come unico. Ci difende quindi dall’impossibilità di provare nuovamente quelle emozioni che quel singolo essere umano ci aveva provocato.

 

Ogni essere umano è differente

Un cammino psicoanalitico dovrebbe porci di fronte alla verità per cui è indispensabile elaborare la fine di una relazione, ricordando i momenti splendidi, ma anche quelli distruttivi, “Farsi del male è splendido, Perché esser vivi è splendido, Mi troverai in ogni uomo che vivrai”. Giungiamo così alla consapevolezza di ciò che ci manca e ammettiamo a noi stessi che alcune emozioni non dobbiamo proiettarle su altri, resteranno infatti legate a qualcuno in particolare, qualcuno che non potrà essere replicato. Nell’accogliere il disagio che proviene da tale accettazione supereremo il dolore, non possiamo amare l’altro come se fosse quello precedente: “Non sentirti in colpa se non mi amerai, Non sentirti strana se non mi amerai”, ogni essere umano è differente.