Overseas: un'esperienza oltreoceano

A luglio, dopo una procedura che sembrava interminabile, Ilaria è finalmente partita per Santiago del Cile attraverso il programma Overseas dell’Università di Bologna. Chiacchierando con lei abbiamo potuto capire meglio in cosa consiste l’Overseas e abbiamo approfondito la sua esperienza in Cile.
Ilaria è partita con il suo bagaglio di esperienze di viaggio e una grande voglia di immergersi in una cultura extraeuropea e si è ritrovata in una realtà che in nessun modo si sarebbe aspettata. La situazione in Cile è infatti molto tesa e noi abbiamo subito colto la possibilità incredibile di avere notizie dirette da chi ha vissuto l’inizio delle rivolte. Perché, come ci dice Ilaria: "un conto è leggere le cose su un libro, un conto è viverle a pieno" 

In cosa consiste l’Overseas

L’Overseas è un progetto di scambio che prevede la collaborazione tra l’Ateneo di Bologna e le università di paesi non compresi nell’ Unione Europea. Lo scambio garantisce agli studenti l’esenzione dal pagamento delle tasse d’iscrizione nelle università ospitanti e la possibilità di godere di tutti i servizi che queste offrono.
I partecipanti, però, devono provvedere al pagamento delle tasse di iscrizione all’Università di Bologna, le spese del visto e di assicurazione medica. L’UniBO, da parte sua, garantisce un contributo economico per coprire il soggiorno all’estero.
Lo studente sostiene gli esami nel paese straniero e può richiederne il riconoscimento una volta rientrato in Italia.

Il costo di un biglietto

Ilaria ci ha mandato foto e video della terribile rivolta che si è scatenata in Cile. I documenti dipingono una guerriglia urbana spaventosa nella capitale cilena, che ha progressivamente coinvolto tutta la popolazione.
La protesta per l’aumento del biglietto dei trasporti si trasforma in un vero e proprio scontro aperto: violento e incontrollato.
Da “isola felice”, come veniva definita dal presidente Sebastián Piñera, il Cile sfoga un malessere che da tempo cova silenziosamente. I problemi riguardano il costo altissimo della vita che crea una situazione ormai insostenibile per i cittadini, con il valore delle case alle stelle e i salari che restano bassissimi. Le informazioni sono veicolate tramite social e la gente si unisce alla lotta nel modo caratteristico della nostra società: velocemente.
Gruppi di anarchici, black-bloc, studenti e manifestanti di ogni genere ed estrazione sociale si accaniscono contro tutto ciò che trovano: incendiano, distruggono, saccheggiano e bloccano le strade, il governo dichiara lo stato di emergenza e la città cade nelle mani dei militari.

Sentirsi a casa a 13 ore di aereo

Ci siamo fatti raccontare quale sia stato l’impatto con una comunità così profondamente ferita. Ilaria spiega che prima di partire per Santiago pensava di atterrare nel Paese più europeo e avanzato dell’America latina e si è trovata invece catapultata in una realtà totalmente diversa.
La popolazione sfoga con il fuoco e la distruzione la frustrazione di un costo della vita troppo alto, che non la fa respirare e che non è più accettabile. Nonostante questo, però, Ilaria non si lascia vincere dalla paura. Scende anche lei in piazza, manifesta con i cileni, si unisce alla loro lotta  in modo pacifico e sente di far parte di una collettività, anche se non è la sua di origine. “Mi sento al 100%  all' interno di una comunità mondiale” — dice ridendo — ed è proprio così.
Ilaria si sente a casa anche a tredici ore di aereo dal suo luogo di origine e questo soprattutto perché ha avuto l’opportunità di verificare che il malessere cileno non è poi tanto diverso dal clima che si respira in altri Paesi. Ha toccato con mano il fatto che non siamo poi così diversi tra noi, combattiamo per le cose in cui crediamo, sia che avvengano nella nostra società d’origine o meno.

Rebecca Boturri

 

https://youtu.be/TWob5Z9Xr-M