Ep. 35 - The Good Mothers

Ogni mese un articolo per trattare da vicino proprio quelle questioni che riguardano i ragazzi, ma che sono così difficili da esprimere a parole, quelle questioni che sembrano impossibili da spiegare.

La rubrica ALL YOU NEED IS FREUD nasce dal desiderio di parlare di psicologia ai giovani fruitori, attraverso l'analisi di serie tv, film e canzoni contemporanee.

 

Lea Garofalo, Denisce Cosco, Giuseppina Pesce, Anna Pesce sono mogli, madri e figlie di The Good Mothers la serie tv che racconta il difficile destino di queste donne che provano a
ribellarsi alle proprie famiglie mafiose in nome della libertà e dell'esistenza. Quattro storie con esiti molto diversi tra di loro: chi rimane incastrato in nome della fedeltà e dell'ipotetico amore, chi si illude che i propri parenti possano perdonare e accogliere la diversità soggettiva, chi invece sceglie di scappare rifacendosi una vita e chi ancora affronta la propria stirpe senza paura. Al centro di questa serie sulla mafia non ci sono le solite sparatorie e i reati commessi dalla malavita ma il proprio clan e il rapporto che queste donne hanno con esso.

 

La famiglia

Si vede molto bene la divisione soggettiva in tutte le protagoniste: rimanere fedeli alla famiglia sacrificando se stesse oppure separarsi e scegliere di vivere la propria esisienza
seguendo i propri desideri?
Questo argomento è molto caro alla psicoanalisi e ai tanti ragazzi che ascoltiamo in Dedalus. Giovani che bussano alla porta dello psicoanalista perchè improvvisamente iniziano a non
dare esami all'università, ad avere attacchi di panico, a spegenere il cervello con le canne e con l'acol, a non dormire la notte. Ascoltandoli, spesso, emergono storie di vita in cui i giovani
faticano a mettere in discussione, per esempio, la parole di un padre violento e capriccioso oppure a lasciare il posto da cuscinetto che è sempre servito a gestire le ansie della madre o ancora a rinunciare ad essere i figli “bravi e ubbidienti” per essere amati dall'Altro.
Il soggetto, dall'adolescenza in poi, si trova perennemente davanti a queste questioni e a queste scelte: “io cosa voglio? E se prendo la decisione sbagliata? E se li deludo troppo, come
andrà a finire?”
La vera domanda è: “Quanto vale davvero la tua vita tanto da poter pensare di rinunciare o di viverla a tratti, solo per non disturbare o non fare arrabbiare l'Altro?"

 

La separazione

Lea, Denise, Giuseppina e Anna in quattro modi molto diversi hanno sperimentato il valore della loro esistenza e quanto ha più o meno senso combattere per essere libere di scegliere e
di desiderare. È vero, chi si separa, sceglie di perdere qualcosa, di fare morire una parte, quella in cui il soggetto è al servizio dell'Altro lasciando il posto all'gnoto, ai propri desideri, in altre parole,
la persona si fa spazio per esistere, per fare emergere se stesso.
Chi rimane, invece, pensando di non rinunciare a nulla perde se stesso ed è qui che l'inconscio entra in gioco e tenta di rianimare il soggetto attraverso i sintomi provando a dire qualcosa di quella rinuncia, di quella mancata responsabilità su se stessi.

In The Good Mothers la realtà descritta è quella malavitosa, della ndragheta con tutto quello che ne consegue ma il messaggio è forte e chiaro: le donne che muoiono sono quelle che rinunciano a scegliere la loro vita in nome di una cieca fedeltà alla famiglia!